Quartiere Giuliano-Dalmata
Emozioni
I luoghi raccontano anche emozioni al nostro cuore e qui troverete alcuni di questi pensieri
Siamo alla fine degli anni 40 del XX secolo, sono in viaggio da giorni con mia mamma insieme a tante altre persone che non conosco. Mi fanno paura perché anche se lo so che sono tutti spaventati come me, hanno delle facce strane e qui è tutto buio e doloroso.
Prima di partire papà e Antonio, mio fratello, mi hanno dato una valigia dicendomi di stare molto attenta e di prendermene cura. È fatta di cartone, non ci sono disegni o scritte perché adesso con il nuovo regime non possiamo più decorare nulla. Ho paura ad aprirla davanti a tutti questi sconosciuti perché temo che mi portino via gli unici ricordi che mi sono rimasti di loro. Sento un grande vuoto perché non so se rivedrò mai il papà e Antonio, è come se mi avessero strappato via un pezzo di cuore. Per fortuna qui con me c’è la mamma, quando ho freddo si toglie la sua giacca, quella che ha preso da casa della nonna, e mi ci avvolge. Niente riesce a riscaldarmi il corpo e il cuore come questo giacchetto, mi sembra di essere tornata tra le braccia di papà… che bello che era essere avvolta dal suo abbraccio.
Questa sensazione mi culla in un sonno profondo ma tormentato: il ricordo di casa mi perseguita anche qui, non potevamo più scegliere nulla, dovevamo per forza essere d’accordo con gli ideali del regime. Nonno e zio dicevano che non gli importava di seguire le regole se queste regole erano prive di fondamento logico e amore per il prossimo, la sera in cui mi hanno insegnato come essere una persona coraggiosa è stata l’ultima volta in cui li ho visti.
Le voci arrabbiate dei miei compagni di viaggio mi destano dal mio sonno, chiedo alla mamma cosa sta succedendo: un bambino, per sbaglio, è caduto su una valigia di cartone simile alla mia, facendola cadere e rischiando di privare quella povera signora degli unici ricordi che aveva di casa sua. Era un album di foto e lettere delle persone che amava. Ora sono sparse tutte a terra e sembra che la storia della sua vita sia confusa come lo sono i nostri giorni.
Chiedo alla mamma se posso andare ad aiutarla a sistemare tutti quei ricordi, lei mi sorride e si alza insieme a me. Mentre ogni traccia di memoria torna al suo posto nell’album, uno scintillio luminoso cattura il mio sguardo. All’interno di una delle lettere c’è un ciondolo d’orato, lo apro e al suo interno ci sono due foto. La signora mi guarda con gli occhi lucidi ed uno sguardo pieno di gratitudine.
Neanche il tempo di goderci quest’attimo di gioia che già dobbiamo ripartire. Mamma dice che il viaggio è ancora lungo ma se lei rimane al mio fianco so di poter affrontare tutto.
Questa è la storia di una delle tante bambine e persone che hanno dovuto affrontare il lungo viaggio dalla Dalmazia fino all’Italia, nella speranza di un futuro migliore.
Al loro arrivo erano destinati a dei campi profughi all’interno dei quali la vita era regolamentata: tutti vivevano insieme, in case fatte di coperte e fil di ferro. I bambini e le bambine, però, potevano accedere ai collegi ed all’istruzione.
Per molti anni queste storie sono rimaste invisibili ma oggi, grazie al lavoro di ricostruzione operato dalla Società degli Studi Fiumani, gli unici tesori di quell’esodo, le valige di cartone contenenti preziosi ricordi, sono conservati all’interno di un museo.
Oggi possiamo ripartire da quei ricordi per aprire un dialogo ed un riconoscimento creando una storia condivisa da tutti i popoli e non solo da quello Dalmata.
«Nessun ritorno è possibile. Pensiamo […] al perché della nostra assenza, della nostra dispersione nel mondo […]. Lasciamo la nostra città nelle stampe antiche e nelle vecchie fotografie, oppure innalziamola nel mondo intangibile dei sogni, facciamone il simbolo del patire umano, di un legame che va al di là dei fatti storici e politici» (Santarcangeli, 1969).
Per costruire il presente prendiamoci cura di tutte quelle preziose valigie di cartone contenenti le storie di vite costrette alla fuga ed all’abbandono di tutti i loro affetti ed i loro sogni. Abbiamo il dovere di ricordare come l’identità di ogni persona si definisca anche in base al sentimento di appartenenza ad una comunità, quando questa viene meno, per non disgregarci come persone e per preservare la nostra vita, dobbiamo conservare e custodire i nostri ricordi più preziosi e tramandare la nostra testimonianza alle generazioni future.
«Scacciamo dai nostri cuori ogni risentimento, ogni sentimento di un’offesa patita e apriamoli piuttosto alla pietà per l’uomo, assai più virile, perché più difficile, perché esige coraggio, fede, pazienza […]» (Santarcangeli, 1969).
Fonti:
Santarcangeli, P.V. (1969). Il porto dell’aquila decapitata, Vallecchi, Firenze.
https://www.arcipelagoadriatico.it/la-societa-di-studi-fiumani-a-roma-con-archivio-e-museo/
https://www.regionestoriafvg.eu/tematiche/tema/370/Esodo-dei-giuliano-dalmati
https://www.fattiperlastoria.it/esodo-giuliano-dalmata/