Giardino della Porta della Riserva
Emozioni
I luoghi raccontano anche emozioni al nostro cuore e qui troverete alcuni di questi pensieri
Torniamo indietro nel tempo: è il 1944, oggi è una fredda giornata di inverno precisamente il 6 gennaio. Stiamo vivendo assediati dall’invasione nazista, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale.
Qualche mese prima avevamo sperato, dopo lo sbarco degli Alleati a Salerno, che tutto sarebbe finito presto, che sarebbero arrivati a liberare anche casa nostra. Abitiamo sul litorale romano, nella zona agricola di Maccarese. Oggi è una giornata di festa, l’aria è rarefatta ma non sembra esserci pericolo, gli echi delle bombe sono lontani.
Per festeggiare l’Epifania ci hanno assicurato che non ci saranno bombardamenti e il parroco di Maccarese, Don Pietro, ha invitato noi e tutti gli altri bambini a visitare il presepe.
In attesa di raggiungere gli altri stiamo giocando nel giardino di casa io e la mia migliore amica, in un posto che fa sentire entrambe al sicuro. Siamo felicissime di poter finalmente respirare un momento di pace… fino a che tutta la nostra gioia non viene succhiata via.
All’improvviso, un aereo americano apre il fuoco contro un battaglione tedesco della Wermacht e noi, purtroppo, per il caso e per il destino infausto ci troviamo sulla linea di tiro. Siamo al numero 492 di viale Tre Denari, all’inserzione con viale Castel San Giorgio, la nostra vita rimane qui, in questa giornata di festa, in questo 6 gennaio di fuoco e polvere.
Non c’è stato un posto in cui nascondersi, in cui scappare, i proiettili sono stati troppo veloci e noi troppo lente. Nessuno ci ha avvisate in tempo, avevano detto che non avrebbero bombardato; invece, è successo e non abbiamo avuto il tempo di metterci al sicuro.
In un momento soltanto ci ha rapite la paura, non andremo più in chiesa, non vedremo mai quel presepe. Le donne che desideravamo diventare non cresceranno mai, la storia che stavamo costruendo insieme nei giochi dell’infanzia è stata spezzata. Le nostre bambole di pezza sono rimaste sull’asfalto. Non potremo festeggiare l’Epifania con mamma, papà ed i nonni, la scuola è distrutta e non vedremo mai più amici e i insegnanti. La libertà che avevamo sognato non la vivremo mai. Tutto è diventato buio.
Una guerra non nostra ci ha rubato il futuro, ci ha tolto tutto.
Silvana e Giacinta sono i nostri nomi. Ci trovavamo in quel giardino, in quell’incrocio di vie, sulla linea del fuoco, mentre giocavamo con le nostre bambole di pezza, felici di poter vivere un giorno di festa dopo tanti giorni bui. Non abbiamo avuto la possibilità di farlo.
Questa è la nostra storia, quella di due ragazzine che giocavano senza nessuna colpa e sono state strappate alla vita. La storia di due persone, di vite che non possono scomparire nel vuoto, nell’invisibile di coloro di cui non abbiamo più memoria. Abbiamo il dovere di ricordare per imparare che la storia delle tragedie non può e non deve ripetersi. In questi giorni concitati di attesa e di guerra, che sembra lontana, ma in realtà riporta tutti noi allo stesso inerme momento di paura, ricordiamo la storia di Giacinta e Silvana e pensiamo a tutti quei bambini che vivono l’orrore e la disperazione della guerra. Lavoriamo e sosteniamo la pace, ricordiamo coloro che hanno perso la vita, cerchiamo di essere noi piccoli, quelli che cambieranno il mondo.
Fonti:
https://canaledieci.it/2021/01/06/silvana-e-giacinta-ricordo/